Quando due anni fa ho chiesto per la prima volta che si celebrasse un Consiglio monotematico sul tema dello “Sviluppo della Provincia di Foggia” avevo in mente un preciso scenario: mettere in un solo luogo e nello stesso momento autorità e rappresentanti istituzionali e politici di ogni livello, dai sindaci ai consiglieri regionali, dalla Giunta regionale ai parlamentari pugliesi, per discutere del futuro di 600 mila cittadini.
Sono partito da alcune domande: che strategie hanno in mente per la Capitanata? Come pensano di risolvere i problemi atavici? Quali soluzioni immaginano per rialzarla dai famosi ultimi posti nelle classifiche e proiettarla verso lo sviluppo agro-industriale, tecnologico, turistico, sanitario e infrastrutturale che merita? Che cosa hanno intenzione di fare per affrontare l’emergenza idrica e la sicurezza? Quali sono le prospettive per i giovani e l’occupazione? Come hanno pianificato di investire i fondi del Pnrr in questa provincia?
Per decenni la mala politica che ci ha governato a tutti i livelli ci ha fatto credere che fossero questioni irrisolvibili, tant’è che si è giunti al punto da identificare questa provincia con i suoi guai e definire il tutto “questione Capitanata”. Manco fosse un materiale radioattivo da cui tenersi alla larga.
Per mia indole sono abituato a chiamare le cose con il loro nome e la provincia di Foggia non è i suoi problemi ma ha un solo problema: è stata abbandonata. Talmente tanto che adesso occorrono misure straordinarie per riportarla a un livello accettabile di vivibilità.
Non è facile ma non è impossibile come ci vogliono far credere. Perché la Capitanata non ha firmato un contratto da eterna “Cenerentola” della Puglia e dell’Italia.
Altre province hanno avuto guide illuminate che le hanno fatte rifiorire e non vedo perché ciò non possa e non debba accadere anche a questo territorio meraviglioso, ricco di tutto, che però viene depredato e poco o niente valorizzato.
Denuncio da tempo un odioso squilibrio territoriale a vantaggio di altre province pugliesi a causa del quale i cittadini foggiani ormai si sentono ignorati e abbandonati.E le mie numerose iniziative sono state avversate e boicottate in tutti i modi, tant’è che fino alla fine si è cercato di svuotare di presenze e contenuti questa seduta. Per fortuna, sono una persona determinata e sono andato avanti per fare qualcosa che nessuno si è mai sognato di fare: accendere i riflettori sulla provincia di Foggia in Regione.
Che cosa mi aspetto da questa giornata? Che diventi il Capitanata Day: il punto di ripartenza per questa area a nord della Puglia a cui non manca nulla né morfologicamente, né produttivamente e né umanamente. Ovviamente non così ingenuo da credere che basti un Consiglio monotematico per risolvere tutti i problemi della Capitanata, ma penso che oggi si possa scrivere la prima pagina di un nuovo capitolo della storia della provincia di Foggia e che ci vorrà tempo per completarlo. L’importante, dunque, è porre finalmente la questione, riconoscere i problemi e tracciare una linea netta di demarcazione tra il prima e il dopo.
Perché un Consiglio straordinario? Perché le misure da adottare devono essere straordinarie e occorre una visione condivisa per costruire un dialogo con il Governo nazionale e regionale e presentare proposte e progetti che pongano rimedio alle scelte sbagliate del passato.
Riconoscere gli errori del passato è il primo passo. Ma chi sarà presente oggi con proposte costruttive e fattibili potrebbe contribuire a rimediare agli sbagli come quello, per esempio, della riforma della geografia giudiziaria, che ci ha penalizzati.
Ci vogliono coraggio e amore per questa terra. Perché rispondere prontamente a un’emergenza dà tanta visibilità immediata, ma progettare il futuro di una comunità è un’azione che vedrà i suoi frutti tra anni. E la politica, lo sappiamo, preferisce la popolarità spiccia alle tracce importanti lasciate alla storia.
Comunicato stampa
